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Sirene si diventa. Sopravvivere alla sindrome da bikini

Sirene si diventa. Come sopravvivere alla sindrome da bikini

Dott.ssa Monica Vivona

Quando si avvicina l’estate, donne e signore di tutte le età non possono sottrarsi alla fatidica domanda, al pensiero che ci tormenta dalla primavera, a quella spada di Damocle che da mesi ci sentiamo sulla testa…

Pronte per la prova costume?

Diciamo la verità, da mesi le riviste riservate al pubblico femminile non fanno altro che presentare titoli del genere: In forma per l’estate, Via i rotolini in sette giorni, Cellulite ko per sempre, Kili di troppo addio, e via dicendo…

In TV sempre più ragazze succinte e ammicanti… gli ideali proposti dai media, spesso non raggiungibili, ci fanno imporre traguardi proibitivi il cui fallimento porta al rischio di sviluppare sentimenti di insoddisfazione e inadeguatezza.Signore mie, siamo in buona compagnia, ormai il maschio italico, comprando il quotidiano in edicola, non può fare a meno di imbattersi in riviste per uomini, alla stregua di quelle femminili, dove campeggiano titoli: Addominali scolpiti, Pancia finalmente piatta, Bicipite perfetto senza fatica… I modelli imposti dai mass media presentano fusti oliatissimi e tiratissimi.

Come sopravvivere a tutto ciò?

Con un’occhio al nostro benessere psicofisico, che si traduce nello stare bene con noi stesse, nell’accettarsi qualità e difetti, con uno sguardo indulgente e benevolo all’immagine che ci rimanda lo specchio!

Alimentarsi correttamente è sicuramente benefico, significa mantenersi in salute e assicurare che il nostro corpo riceva ciò di cui ha bisogno senza niente in più o in meno. Bene dunque regolare la nostra alimentazione, l’ Organizzazione mondiale della Sanità e la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations), hanno stilato le “Linee guida” per una sana alimentazione. Le raccomandazioni possono essere riassunte in poche regole: consumare almeno cinque porzioni quotidiane di frutta e verdura, aumentare l’assunzione di cibi ad alto contenuto di fibre, diminuire il consumo di grassi saturi (ad esempio burro, strutto, lardo) e di prodotti raffinati (ad esempio biscotti, zucchero bianco), aumentare il consumo di grassi insaturi (pesce). Insomma: pochi grassi saturi, pochi zuccheri e sale; frutta, verdura e pesce a volontà, senza dimenticare l’importanza, per quanto possibile, di una moderata attività fisica: basta camminare per un’ora quasi tutti i giorni. E’ corretto fare dell’attività fisica moderata e costante, poiché produce una stabilizzazione del sistema immunitario e aumenta la coscienza di sé, diminuisce l’ansia e porta maggior benessere psichico, per la liberazione di endorfine. Un’attività sportiva moderata aumenta la capacita di sforzo e rinforza la resistenza allo stress.

 

Nella realtà, purtroppo, l’appartenenza alla cultura occidentale significa l’adozione spesso inconsapevole ed acritica dei modelli proposti dalla comunicazione di massa, che si è da tempo impadronita dei temi riguardanti immagine corporea e bellezza, contribuendo a creare e diffondere stereotipi su corpo e immagine.Siamo continuamente bombardati da messaggi ingannevoli che esagerano l’importanza di ogni minima imperfezione fisica e propagandano simboli di bellezza “ideale”, associati ad invitanti richiami quali ricchezza, potere, felicità.Così per qualcuno il rincorrere una forma ideale e il timore di ingrassare diventa una delle preoccupazioni principali intorno a cui ruota tutta l’esistenza.

autostima donna

Dietro alla corsa alla forma perfetta, dietro alla battaglia al kilo di troppo, a volte può annidarsi la dismorfofobia.La dismorfofobia (dal greco dis – morphé, forma distorta e phobos = timore) è la fobia che nasce da una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, causata da un’eccessiva preoccupazione della propria esteriorità.

Il corpo non viene più percepito nella sua globalità, ma ci si concentra eccessivamente sull’aspetto esteriore o solo su una porzione del corpo. Molto spesso queste porzioni riguardano seno, capelli, cosce e fianchi per le donne; pene, testicoli, capelli per gli uomini.Soffrire di questo disturbo significa non apprezzarsi e avere paura di essere brutte. Significa essere talmente ossessionate dal proprio aspetto da vederlo pieno di difetti. Che, in realtà, non esistono. O almeno non a questi livelli. Ma attenzione, tutte le donne conoscono i propri punti di forza e di debolezza, e adottano piccoli trucchi per mascherare le proprie imperfezioni. La dismorfofobia è un altra cosa. E’ una fobia, appunto. Causa un forte stress emozionale, incapacità di tessere relazioni sociali con conseguente isolamento sociale. Si sviluppa nei soggetti in cui è basso il livello di autostima, sia maschi che femmine.Così inizia la battaglia: cure estetiche, sacrifici e solitudine. Chi soffre di dismorfofobia è completamente concentrata sul proprio corpo: si chiude al mondo, si mette a dieta. Entra nei disturbi dell’alimentazione. Se può permetterselo, ricorre al bisturi. Vedere un miglioramento regala solo un sollievo temporaneo. Poi, la battaglia continua: il risultato non è mai abbastanza, e si evidenziano altre imperfezioni.L’evoluzione: si finisce con l’odiarsi, con il sentirsi tanto inadeguate da non riuscire più ad avere rapporti con gli altri. Esiste anche una faccia maschile della dismorfofobia. E’ il disturbo da dismorfismo muscolare. Chi ne soffre si vede sempre troppo esile e ogni suo sforzo è teso a far crescere i muscoli. Anche con diete sbagliate, assunzione di anabolizzanti ed esercizio fisico maniacale.Questa battaglia per un corpo migliore, perfetto, si può fermare cominciando a chiedersi da dove nasce la propria incapacità di accettarsi. Ciò che è essenziale in questi casi è acquisire un senso di fiducia in se stessi, tale da consentirci la possibilità di relazionarci armonicamente con gli altri, senza essere afflitti da complessi di inferiorità legati all’aspetto fisico.

Attraverso l’accettazione del proprio corpo si sviluppano l’autoconoscenza e l’autoaccettazione, determinanti per una piena e positiva maturità, che ci permette l’apertura alla relazione e al contatto con gli altri.